Data: 27 giugno 2003
Squadra di alterinfo,
Molto tempo fa che intendo scrivere in dettaglio la testimonianza di mio
famiglia vista la partenza di mio fratello. Il mio s.ur ed io hanno riflesso, ricostruisce
dei ricordi, delle sensazioni e noi hanno preparato infine questo documento. Voi
potete pubblicare interamente la testimonianza, coi nomi e cognomi senza
paura perché questo che è scritto è un storico solamente puntuale e dunque
non temiamo più niente. Nella speranza che possa servire non tanto a mio
fratello, ma forse ad altri.....
ringraziandovi in anticipo
Franca
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Testimonianza di Franca Passoni
Lo Spezia
1 maggio 2003
Da molto mi ero ripromessa di scrivere ciò che mi era arrivato
così come alla mia famiglia dentro al movimento néocatéchumnal.
Il mio cervello ha registrato delle sensazioni, delle parole, dei fatti, delle immagini che
hanno un bisogno urgente di una struttura e di una disposizione.
La mia storia comincia con un avvenimento apparentemente senza importanza: l'arrivo di un nuovo pulito nella nostra parrocchia questo essere-a-dire la Parrocchia di S. Famiglia di Lo Spezia. La mia famiglia, attiva e participative alla vita del Parrocchia accolse all'epoca il nuovo pulito anche con grande entusiasmo perché questa posizione era restata vacante da un poco di tempi e questo non poteva che nuocere ad una parrocchia che, a questa epoca, era considerata come una dei più grandi e popolose in anime della città. Ero iscritto a l'azione Cattolica, mia nonna Marta frequentava il S. Vincent, mia madre partecipava alla messa della domenica da sempre, e potevamo definirci tutto sommato sicuramente non solo come una famiglia "cattolico" al senso tradizionale, cattolici della domenica, ma anche come una famiglia praticante. Mi ricordo molto molti insegnamenti di mia madre e di mia nonna che non permetteva a nessuno di noi di addormentarsi senza avere recitato in primo le preghiere della sera, mi ricordo dei novene in preparazione del Santo Natale durante il periodo dell'avent, io io ricordasi delle celebrazioni quotidiane e della Corona durante il mese di Marie, mi ricordo della chiesa riempita di bambini come io che occupavo i prime panche, mi ricordo dell'oratorio che rappresentava un'alternativa convalida, sul modello salésien, alle strade sempre temibile e pericolosi nei quartieri popolari. E mi ricordo poi ancora i piccoli s.urs della Santa Famiglia e la loro diligenza, il loro modo sapiente di trattarci. Poi. è arrivato dono Devoto poi e tutto ha cambiato. I bambini sono spariti delle prime panche, il movimento dell'azione Cattolica è stato disintegrato nella mia parrocchia, l'oratorio si è svuotato, restasse le Piccolo S.urs della Santa Famiglia ed esse avevano della difficoltà a fare il catechismo, non erano viste bene del Curato. Mi ricordo dei sermoni che predicava e che predica sempre, una sensazione di morte e disperazione, una visione pessimista e scura dell'uomo, oserei dire quasi calvinista, un richiamo continuo e martellando dei peccati di ispirazione sessuale. Uscivamo tutti della messa con una sensazione di nuovo disgrazia: era così differente. Un giorno andai a confessarmi al Don Devoto, avevo solamente sedici anni e questo furono un'esperienza terribile. Innanzitutto mi sono limitato ad enumerare i miei peccati, poi ho improvviso un vero interrogatorio, una raffica, di domande scrupolose e dettagliate sulle mie esperienze sessuali, su questo, che facevo e non facevo col mio fidanzato di questa epoca. Restai sconvolta anche perché non conoscevo l'esistenza di niente di tutto ciò. Fu veramente in questo periodo che cominciai per la prima volta nella mia vita a sentire il termine "néocatéchuménal." Nella mia parrocchia cominciarono ad installarsi di un modo stabile i primi comunità, i primi cicli di annunci "catéchèses per adulti." Alcune volte durante la messa della domenica le catechiste di Pontemoli intervenivano per invitare a partecipare ai Catéchèses della sera. Il kérigme cadde nel vuoto per io e la mia s.ur Anna, profondamente disturbate dall'illustrazione "ambigua" del Don Devoto, ma fu accolto da mio fratello Pierluigi, il più piccolo, più puro, soprannominato per suono sorridere "sorriso francescano." All'epoca aveva solamente quindici anni ed un carattere timido ed introverso. Mia madre davanti alla garanzia parrocchiale non oppose a scelta di Pierluigi e permise al figlio di frequentare il "catechismo" con gioia. Proprio a questo punto arrivò il primo imbroglio che fino ad oggi fu perpetrata dai comunità néocatéchuménales : nessuno dice a mia madre che i catéchèses per adulti alle quali Pierluigi partecipavano, non erano degli incontri di catechismo "tradizionale", ma della strada néocatéchuménal. È questo possibile che, ancora oggi, dato che lo statuto néocatéchuménal è approvato, si permetta di entrare nel strada all'età di tredici anni, le madri non possono esse non decidere con coscienza per i loro propri figli continuamente ingannati sull'identità reale di questi incontri di catechismo? È possibile che oggi uno movimento qualsiasi e, quando dico qualsiasi sento baciare di l'azione Cattolica, ai focolaris, agli scout,, fino se vogliamo osare, ai comitati marxisti. leninisti, si permetta di essere identificato ed inquadrato, salvo il movimento néocatéchuménal di Kiko che, a questo giorno, recluta degli adepti che in nascondono la sua identità?? Ancora oggi quando passo qui davanti alla parrocchia di Romito Magra qui a Lo Spezia e me che vediamo la banderuola di grandezza sproporzionata sulla porta della chiesa "CATÉCHÈSES Per Adulti Ciascuno Lunedì E Giovedì Ore 21.00" inducono da me una stretta al c.ur, perché che penso alle mamme che mandano i loro bambini al catechismo, forse con serenità e gioia affinché evitano le discoteche, non sapendo che i loro bambini entreranno nel movimento néocatéchuménal. Ma ahimè, andiamo più anteriori con la storia perché ci sono ancora molto di strada
Nella mia famiglia io ed i miei fratelli abbiamo studiato la musica. Mamma
mandavamo successivamente tutti i tre alle lezioni private, quando noi
avevano preparato un esame, lo sostenevamo in un conservatorio di stato. Ho
studiato il piano, mio fratello Pierluigi ha studiato il
violino e la mia s.ur Anna il canto. La chiave di volta della storia fu veramente la
violino di Pierluigi. Perché mia mamma aveva già
acquistato con pena un "buono violino" affinché possa "giocare
meglio" ed esercitarsi. Pierluigi era
entusiasta, l'aveva scelto, aveva il suono che gli piaceva, era
beau.enfin era il suo violino e ne era anche profondamente orgoglioso.
Ma un giorno ritornò dalla casa del catéchèse e ci comunicò senza
troppe spiegazioni che non suonerebbe più questo violino, o più meglio di lui il
venderebbe e che il denaro sarebbe tramandato ai "poveri", questo essere-a-dire ai
poveri del comunità néocatéchuménale. A questo
momento non sapevamo che aveva fatto appena il "secondo
passaggio" in comunità e che gli avevano chiesto di staccarsi dai
idoli terrestri e di versare per la prima volta la decima. Ma quale
idoli avevano mio
fratello???? Solamente il suo violino naturalmente, questa piccola estremità di bosco che,
se giocato avec amore e passione, esprimi
una musica meravigliosa.
Ho riflesso molto sulla rapporto Musica e Néocatéchumènes
ed io l'ha fatto con un minimo di
conoscenza di causa. La musica è l'espressione di stati di anima di type differente, ma è l'espressione poetica
di un uomo soprattutto pieno di sentimenti,
di passioni, di ardore, tutti degli elementi risolutamente incompatibili con
l'automatismo et l'omogeneizzazione dei
aderenti al movimento, all'interno del quale, introduci altro, sont permise non solamente che i canti di Kiko. Ma, lasciatemi dirvelo. dei tali canti sono caratterizzati
solamente per i ritmi ripetitivi ed ossessivi interpretati solamente per
guidare gli stati emozionali collettivi, font proprio pietà davanti all'aspetto celeste del
gregoriano, della perfezione delle cantate di Bach, del tragico del Requiem di
Mozart, all'estasi provocata dall'Avé Maria di Verdi. La musica è libertà
di pensiero innanzitutto libertà di spazio. Per ciò caro signore Kiko vi prego di evitare di fare il " tout uso"
(teologo, pittore, musicista.) perché
che certo a tutto il meno in ciò che riguarda la musica, la sua non
non sembrare degno di menzione.
Mia madre, davanti alla comunicazione di mio fratello di non più volere giocare
del violino, si rese conto di essere davanti a qualche cosa di strano e di oscura... il
comportamento di mio fratello aveva cambiato poco a poco, in famiglia era assente e
sembrava ansioso di partecipare solamente ai catéchèses. A questa epoca egli
aveva diciannove anni e mia madre decise di vietargli la partecipazione al
movimento néocatéchuménal. In nostra completa
ignoranza non incolpavamo tanto la stranezza dei suoi comportamenti al
validità del movimento néocatéchuménal che a
l'ambiguità che caratterizzava il personaggio questo essere-a-dire dono Devoto. Mio fratello fugge della casa e si rese
anche alla riunione abituale ed eterna della sera. Decisi allora di
partecipare spontaneamente della mia propria volontà ad un celebrazione néocatéchuménale per verificare personalmente questo che si ci
faceva a porte chiuse. Naturalmente non conoscevo niente del movimento, dei,
passaggi ed essi mi fecero vedere ciò che faceva il loro affare, questo essere-a-dire una
messa strana e speciale coi loro canti, con una disposizione strana di
la chiesa ma niente di più. Oggi chiederei di assistere agli scrutini,
ai passaggi, alle azioni di violenza morale perpetrata dalle catechiste che
violento le coscienze.
Si poteva verificare un strappo insormontabile, tutti, nella mia famiglia
i giorni a tavolo c'erano delle grida e delle lacrime, l'incomunicabilità il
più totale regnava. Il Don Devoto si era permesso
di accusare mia madre della cattedra che cita " .ces madri che impediscono loro
figlio di partecipare ai catéchèses. " Per la prima volta nella mia vita ho
sentito parlare in modo trionfale per dono Devoto
di odio evangelico questo essere-a-dire " ... se tua madre ti contraria
odiare-la.» E mia madre piangeva, lei
piangeva e piangeva.
Il seguito fu colpa mia. Fui l'auteure del
celebre " compromis storico" tra mia madre e miei fratelli. Avendo appreso
che a Pisa anche, città dove frequentavamo tutti i tre l'università, egli ci
aveva i comunità néocatéchuménales, non
conoscendo persona del movimento néocatéchuménal, io,
offre a mia madre ed a mio fratello la soluzione: lasciare la parrocchia del S. Famiglia con questo curato così ambiguo e frequentare la comunità
néocatéchuménale di S. Nicola dove speravo che egli ci
non avesse de personaggi così strani
come dono Devoto. Ahimè siccome sono stato stupido avrei
dovuto studiare prima di e documentarmi ecco il mio errore ed il mio peccato.
Così Pierluigi cominciò a frequentare il
parrocchia di S. Nicola a Pisa ed il sesto comunità néocatéchuménale
di S. Nicola. Quasi mai non si presentava alla casa, perché i
impegni della strada néocatéchuménal sono numerosi :
celebrazioni del sabato sera, convivences,,
pellegrinaggi, celebrazioni pasquali e speciali. La mia s.ur Anna ed io
revenions i venerdì sera a Lo Spezia, egli no, perché c'era la celebrazione del
sabato sera. Si presentava stanco ed addormentato la domenica a colazione, quando
non c'era sciopero dei treni, ed egli replicava lunedì così tutto andava
bene. Non bisogna dimenticare difatti che, spesso, a causa dei convivences molteplici che si svolgevano durante la fine di
settimana forse à Forte dei Marmi o a Chiavari nei
hotel di lusso, anche perché quello che conosce Forte dei Marmi
sa che non sono dei hotel dei "poveri diavoli"), mio fratello
non ritornava veramente alla casa.
Con noi non parlava mai, si sedeva a tavolo e taceva
come se fosse sempre sulle nuvole, durante gli anni mia madre ha rinunciato a
parlare e comunicare con suo figlio. Mai un gesto di affetto da parte sua,
mai di interesse per qualcuno che non fosse néocatéchuménal.
Mio nonno all'età di novant' anni fu rovesciato da una
automobile e portato a S. Martino a Genova nel coma.
Restò all'ospedale per più di un mese. Il suo nipote Pierluigi
non si rese trovarlo perché c'era un mezzo convivence
néocatéchuménale e solamente in seguito, dopo
l'ennesimo sermone di mia madre, si rese in ospedale a contrec.ur. Ma la cosa
chi mi affligge più l'era e è la sensazione netta che suo nonno non egli
non importava e noi neanche perché non eravamo néocatéchumènes.
Solamente i néocatéchumènes erano per lui dei
persone, gli altri solamente delle bestie, degli animali, ma certamente non
dei figli di Dio. Il suo atteggiamento era crudele, staccata ed indifferente, egli si
ridicolizzava di me del mio sentimentalismo, dicendomi che egli ne non risultava che il
patetico e del melodrammatico. Egli nel suo angolo non ha manifestato mai di
gesti di affetto e manifestato un sentimento, solamente freddezza, distacco,
e disprezzo.
La cosa è durata durante gli anni. Non abbiamo conosciuto mai "i
suoi", i néocatéchumènes. Vedevamo mio
fratello estrarre spesso la sera a Pisa, sapevamo che andava in una casa
dalle persone, ma non sapevamo con che o a che luogo era. Egli
ha partecipato attivamente ai pellegrinaggi in terra Santa, all'incontro del papa,
coi giovani di Parigi, è stato a Toronto, ha trascorso un mese a Madrid con
la scusa della tesi, ma in realtà stessa frequentava là il comunità néocatéchuménale.
Nel luglio 2002 è passato la padronanza in storia dell'arte. Io io
ricorda il giorno della sua padronanza come un incubo. Io ed Anna eravamo
turbate. Era la prima volta che vedevo mio fratello buono vestito e
con la cravatta. Gli intimi e gli amici erano presenti ed aspettavano
il giro della padronanza. Poi alcuni dei "suoi" sono arrivati,
i néocatéchumènes, ed essi si sono messi in disparte.
Mio fratello appena li ha visti ha sorriso e tutto di
seguito si è diretto verso essi. Mi ricordo di una signora bionda a che mio fratello
illustrava in dettaglio la tesi. Anna per curiosità gli chiese che era la signora
ed egli di rispondere che non era il contrôleure
del rapporto, ma semplicemente una signora della strada. Restò una mezz'ora a lui spiegare la tesi. Era incredibile!
E con noi non avrebbe poi mai perso talmente di tempo a spiegarci la tesi. I néocatéchumènes guardavamo con curiosità, ma restavano in disparte. C'era una ragazza néocatéchumène con un piccolo bambino. Io non dimenticare la particolarità perché mio fratello si avvicinò del bambino e gli diede alcuni buffetti sulla guancia.. tanto io che Anna restò sconcertate. Se fosse stato mio figlio non l'avrebbe fatto mai.
In agosto annunciò a mia mamma, mentre in questo momento si trovava
nella casa di campagna per le vacanze di estate, di volere prendere parte a
alcuni convivences sulla vocazione. Ciò voleva
dire che stava prendendo in considerazione l'idea di entrare nel
seminario. L'idea non fu per noi un shock per una serie di ragioni. In
primo nella mia famiglia ha avuto di altre vocazioni ci, poi anche perché
la nostra famiglia è una famiglia profondamente cattolica. Mia mamma all'idea di una
entrata eventuale in un seminario gli dice "pensi semplicemente ci bene e
faccio ciò poi che vuoi." Io ed Anna abbiamo commentato ne che gli dice
"cerca solamente almeno di diventare cardinale con tutta la cultura e
l'istruzione che hai ricevuto." Tuttavia percepivamo una sensazione
strano: Pierluigi parlava sempre meno. Uno
giorno dice egli ad Anna che non rientrerebbe in un seminario
"normale", ma in un seminario Redemtoris
Domare questo essere-a-dire un seminario "néocatéchuménal."
Cominciammo così a navigare un poco su Internet per sapere di più
che era questa tipologia strana di seminari di cui non avevamo mai
sentito parlare. Anna teletrasmise, della rete, l'elenco della seminari Redentoris Madre nel mondo e scoprì così come essi
erano solamente circa quaranta due di cui due in Italia, Roma e Macerata.
Cominciammo a dire a Pierluigi di entrare in
quello di Roma, perché era sicuramente più qualificato, e poi forse
mamma ne approfitterebbe per visitare Roma quando vorrebbe fargli una
visita. Ma taceva, taceva... tutto era così strano e misteriosi.
Un giorno dice che andrebbe lontano, molto lontano. Io ed Anna cominciammo a
preoccuparci per i nostri genitori. Devo precisare che i miei genitori sono piuttosto
vecchi ed essi non sono abituati a viaggiare, dunque sono un poco "inesperti"
del mondo e per essi, già il seminario Redemtoris
Domare di Roma rappresentava una distanza insormontabile. Mia mamma vecchia di quasi
settant' anni non hanno visto mai Roma.
Dopo un piccolo teatro di insistenze mio fratello ci comunicò infine suo
destinazione: la seminario Redemtoris Madre di
Sydney.
Non ci sono parole per descrivere la disperazione di mia madre davanti a questo
notizia. Chiedemmo evidentemente delle multipli spiegazioni a nostro fratello
ma questo fu come rimbalzare contro un muro di gomma. Non potevo credere
ed io continuavo a dirgli "ma perché non andare-tu non più vicino??? Se hai veramente il
vocazione un posto vale un altro; fallo almeno per tua madre." Quando io
lo guardavo vedevo che non provava niente, al contrario era annoiato di
il nostro dolore e della nostra disperazione.
Tra tempi mia mamma gli dice di non si non presentare alla casa durante
la fine settimana, ma di restare a Pisa, nella casa di studente pagato per miei
genitori, e di pensare e riflettere. Io ed Anna eravamo sconvolte: ma
come poteva pensare egli infliggere gratuitamente un tale dolore ai nostri genitori
? Come poteva egli alla loro età farloro sopportare 24 ore di aereo per il
vedere, o affrontare l'ostacolo dell'inglese per chiamarlo al telefono, o
ancora 12 ore di fuso orario?? Ma quale senso tutto questo aveva egli?? Io
dovevo fare qualche cosa. Cominciai a fare delle ricerche. E mio primo
strumento di partenza fu Internet. Per la rete venni à conoscere le testimonianze di Auguste Faustini, la tela del ragno - Maleficio
psicologico nella strada néocatéchuménal, e di
molte altre famiglie distrutte da questo virus che si insinua nella chiesa.
Più studiavo e più leggevo e più c'erano dei fatti, degli avvenimenti,
e dei comportamenti che erano strani ed inspiegabili alla fine che
trova una giusta disposizione, il puzzle prenant forma e corpo poco a poco. In primo
studiai per c.ur lo statut recentemente
approvato, articolo per articolo, tanto lessi alcune parti dei testi scritti
per Padre Enrico Zoffoli ed io restai sconvolta.
Ma questo non era sufficiente: la mia formazione scolastica mi suggeriva di
verificare personalmente. Così ho deciso di cercare i potenti
catechiste di mio fratello e di parlare con essi per vedere se fosse almeno
possibile cambiare a quanto pare il destinazione frutto un tiro alla sorte
strano. Mio fratello negava di darmi il numero di telefono ed i nomi
delle catechiste. L'unique possibilità era di andare a S. Nicola
personalmente il sabato sera e di parlare con essi. Fu una tragedia.
Mi molto ero arrabbiata, ma ho appreso alle mie spese ed amaramente che non esiste
non l'inferiore possibilità di dialogo col movimento néocatéchuménal.
Andai alle nove meno quarto dietro alla chiesa di S. Nicola e
vidi la luce accesa. Colpii ed alla porta si presentò un signore
grande con la camicia blu. Chiesi di entrare, ma le signore mi rispose che c'era
l'Eucarestia che non mi conosceva e dunque che non potevo entrare.
Mi chiuse la porta alla figura.
Tuttavia lo statuto Néocatéchuménal dice
chiaramente che l'Eucarestia è aperta a tutti i fedeli... pensai
amaramente, almeno meno male che il vangelo dice Colpite ed egli voi
sarà aperto." Tra tempi mio fratello arrivò e con lui ebbi il
possibilità di assistere alla messa generale del sabato sera con tutte i
comunità presenti. La celebrazione era differente di queste tradizionali,
mi ricordo di alcune particolarità come il fatto che non si inginocchiava
non all'Offertoire o alla presenza del pane, non di ostia ma del vero pane
coi suoi piccoli pezzi, e del vino che era distribuito e la mia presenza era visibilmente importuna. Il canto mi rendeva pazza furiosa.
Sollevai lo sguardo e vivo per la prima volta la Madonna di Kiko col bambino e con le iscrizioni strane,
era la stessa immagine che il Don Devoto aveva fatto
riprodurre su una vetrata della nuova chiesa della Santa Famiglia
ristrutturata.
Ne avevo dei brividi. Al termine della Messa mio fratello mi presentò a
la squadra delle catechiste, erano tutti. Cominciai ne che chiede loro
perché, in qualità di catechiste, non avevano inteso telefonare alla mia famiglia
o visitarla fra poco così delicato. Difatti devo dire che una dei
cose che mi colpiscono ancora fino ad oggi è veramente questo del silenzio
totale da parte del movimento néocatéchuménal
nei confronti la famiglia. Le catechiste erano molto disturbate della mia presenza.
Mi ricordo in particolare di due, Giovanni e Paola perché avevano
seguiti il mio s.ur e suo marito durante la preparazione del matrimonio a S. Nicola. Questo
è proprio Paola che dice a mia madre ed ad io che non amavamo Pierluigi. Ma che era lei e con quale autorità si
permetteva di giudicare la mia famiglia, la mia vita, mia madre? E dove era il
cristianesimo in tutto ciò? Restai allibita, ma purtroppo il
problema non era fini : Giovanni mi chiese se ero sposata, risposi
no. Mi chiese se ero felice e risposi loro sì. "Bene - io
dice - allora sei posseduta e devi andare da un esorcista per farti
liberarsi." A parte la gravità di
la situazione se si pensa che queste parole sono uscite della bocca di una catechista
chi. uvre dentro ad una chiesa, la cosa che mi fece più male fu la
ghigno di mio fratello che aveva ascoltato tutto e che non dice niente. Non mi era
facile di scusare egli il suo silenzio davanti ad una cosa tanto grave.
In sostanza di questo incontro ho appreso un postulato fondamentale :
il dialogo coi néocatéchumènes è praticamente
impossibile. È impossibile parlare e misurarsi con quello difatti che
considerati come un "giusto" questo essere-a-dire l'unge" "del
Signore e che disprezza quello che ha delle opinioni differenti. Il cristianesimo
è a mio avviso una religione di tolleranza e rispetto. Ha di conseguenza non ci
non di cristianesimo nel movimento néocatéchuménal.
Restai molto agitata per le parole del catechista Giovanni, ma non volevo
non rendermi. Dunque cominciai a colpire ai mille porte en che chiedono dell'aiuto. Mi resi allo Spezia del Don P.M vicario del suo Eccellenza attualmente
Mons. Bassano Staffieri. Andai da lui con uno
pacco di documenti relativi alla strada Néocatéchuménal
ne che gli chiede la sua opinione e soprattutto di avere un incontro col vescovo. Io
lascia la documentazione sull'inginocchiatoio e mi promise che getterebbe
un colpo di. egli. Alcuni giorni dopo me ritornarono da lui e potei osservare che
la documentazione era ancora là allo stesso luogo dove l'avevo lasciata. Allora
compresi, che la mia presenza era importuna. Ascoltai le sue parole, tutto pronto a
minimizzare la situazione ed a gettare dell'acqua sul fuoco con una certa paura.
Lasciai la chiesa con la sensazione strana e sgradevole di avere incontrato
un prete a cui non importava niente altro che la carriera politica a
l'interno della gerarchia ecclesiastica. Senza dubbio i miei discorsi
erano pericolosi e lo disturbavano anche se non aveva risposto a miei
domande.
Al mese di settembre 2002 io, mia madre e mia sorella Anna chiedemmo
pubblico al vescovo Mons. Bassano Staffieri ed in
questa sede il Sua Eccellenza sottolineò la ricchezza in termini di denaro delle comunità
néocatéchuménales e ci raccontò come nel
diocesi precedente di Carpi all'interno del quale egli
esercitava, un buoni "tre ragazzi si sono alzati davanti a Kiko."
Ora i genitori ricchi da cui i figli dovevano partire per la Redemtoris Madre si erano si rivolti a lui per
di provare a dissuaderli?.. continuant di ripetere " madame questo molto è
difficile." Citando anche le "offerte" copiose che les comunità néocatéchuménales
accordavano ai preti... destinate naturalmente ai poveri della parrocchia.
Si potrebbe fare una dissertazione sull'a questo punto
definizione "offerte.L'offerta deve avere la caratteristica di"una tantum"
diversamente se si trasforma forse in un'offerta fissa puntuale
fatta dentro ad ogni mese nello stesso giorno. diventa une esca di "stipendio." Mia madre,
pergamenata, ebbe un guizzo di coraggio davanti a Sua Eccellenza e gli dice
che "Gesù era stato tradito ed era stato venduto per 30 locali di denaro ed essi
lo rivendevano" oggi. Gli dice ciò piangendo con le lacrime
agli occhi, con la disperazione nel c.ur. Il vescovo, buono uomo politique rispose dell'unico modo di cui poteva
rispondere: o con lo sguardo di commiserazione che si rivolge ad una persona
instabile di spirito. Riassunto ci consigliò di girarci verso suono
Eccellenza l'arcivescovo Plotti di Pisa, poiché egli
era arrivata dentro alla diocesi di Pisa. Questo fu
drammatico. Mia mamma tornò alla casa trattandosi di stupido perché
che non aveva tratto dal suo portafoglio un assegno di almeno dieci milioni.
Non aveva pensato.
Questo venerdì il mio frère ritornò di
Pisa, aveva trascorso dieci giorni circa quando egli nous aveva comunicato la sua destinazione al seminario
di Sydney per gennaio 2003, ci comunicava semplicemente che il lunedì
seguendo andrebbe nella seminario Redemtoris Madre
di Lugano nell'attesa di partire per l'Australia, in modo da non perdere,
di tempo e subito di affrontare il primo semestre di studi. Mia madre
incomincia con calma, coi suoi gesti lenti e faticosi,
a preparare la valigia. Tuttavia non volevo rendermi e chiamai il
domenica, il giorno prima della sua partenza, dono Mario il curato di S. Nicola a Pisa,
ne che gli chiede delle spiegazioni. Perché Lugano? Da dove era uscito? E
Perché questa fretta??
A 15.00 della stessa domenica tutta la famiglia si presenta alla porta del convento agostiniano di S. Nicola per ottenere delle risposte, salvo mio padre che era andato, aiutare mio fratello a prendere le sue ultime cose nella casa di studente. Io comincia con chiedere perché nessuno aveva pensato al fatto che in questi mese mio fratello avrebbe potuto ritrovare un buono rapporto con la famiglia prima di partire per la seminario Redemtoris Madre da Sydney nel mese di gennaio. Il Don Mario rispose che in effetti avevano pensato a cette opportunità, ma dubitavano che la cosa fosse possibile. Ci dice anche che aveva été pesato l'ipotesi di confidare temporaneamente mio fratello ad un famiglia néocatéchuménale di Roma.
Successivamente il rettore del seminario Redemtoris
Domare di Lugano gli aveva offerto una soluzione dicendo che questo era affinché egli
o vicino ad essi. Non ne potevo credere i miei orecchi: "confidare mio fratello ad un altro
famiglia?!?! Ma non siamo dei mostri! Avrei voluto gridare a questo
momento là, poi ho pensato a ciò che doveva provare mia madre. Non potevo
tuttavia immaginare più lontano.
Il seguente giorno due persone ignoti sono
arrivati di Pisa al pedaggio autostradale di S.
Stefano Magra e mio padre hanno rimesso loro "
suo figlio. "Essi" l'hanno portato a Lugano.
Mio fratello partì per il seminario Redemtoris
Domare di Lugano senza lasciarci inizialmente un indirizzo o un instradamento
telefonico ed i primi due giorni ebbe il
brilli idea di non chiamare alla casa per avvertire del suo arrivo. Così
mia mamma, come tutte le mamme passò la notte insonne che teme che uno
incidente fosse arrivato. Provavamo ad unire il suo portabile ma era
sempre spento. Le persone che accompagnarono mio fratello col seminario non pensarono
naturalmente non tutto di avvertirci. Non eravamo certi di loro
competenza.
In ciò che riguarda i néocatéchumènes una
cosa che stupisce questo è la codificazione e la linea di demarcazione netta e
precisa a proposito dei loro comportamenti. Le catechiste in tutta l'Italia
dicono e fanno le stesse cose, niente di più né niente meno. Ciò che non entra
nei doveri delle catechiste è di avere un contatto con le famiglie dei
seminaristi, non avrà loro mai allo spirito l'avuto, al contrario si
si stupirà che qualcuno possa avanzare certe pretese. Considerando il
fa che mio fratello avrà per tutta la durata della sua vita un rapporto speciale con
la sua comunità di origine che pagherà i suoi spostamenti ed i suoi viaggi intorno al mondo,
almeno mi sembrerebbe normale di potere vedere i loro visi.
Due giorni solamente dopo essere arrivato a Lugano mio fratello chiamò in
dicendo che tutto andava bene ed egli lasciò il numero del seminario a mia madre in
aggiungendo che il portabile non era permesso al seminario e che era stato
costretto di rimetterlo all'entrata. Ha chiamato da allora personalmente tre
o forse quattro volte, costrittivo sempre mia mamma a cercarlo circa una
volta per settimana al seminario per assistere al rito abituale di freddezza e di
io-m'en-foutisme con le risposte ai monosillabi di tipo "egli-no" davanti alle sue domande.
Mi resi anche da Don Devoto curato del S. Famiglia chi, aveva accolto evidentemente la partenza di mio fratello come un trionfo personale. Nel suo delirio di onnipotenza continuava a vantare l'odio evangelico. Anche se la porta della chiesa della Consacrò Famiglia non ero lontani solamente che cinquanta metri di la porta della nostra casa non abbiamo ricevuto mai né lettere, né telefoni, ancora meno di visite. Noi che non eravamo néocatéchumènes eravamo della carne di macello.
Al mese di novembre scrissi una lettera all'arcivescovo Plotti secondo la suggestione de Mons. Bassano Staffieri
nella quale gli chiesi di occuparsi del problema néocatéchuménal
di S. Nicola e di mio fratello. Un giorno andai a la Piazza dell'arcivescovado vicino al curia dell'arcidiocesi
di Pisa il mercoledì giorno fissato per il ricevimento degli individui. Non riesco
che a parlare solamente col vicario poiché l'arcivescovo si trovava ad una
riunione della Conferenza Episcopale italiana. Il vicario mi detto che
l'arcivescovo aveva ricevuto la mia lettera e gli aveva menzionato che era in
una situazione difficile a causa di un seminarista dello Spezia.
Tuttavia aggiunse che il vescovo era stato informato dalla mia lettera dell'avvenimento
e della partenza di mio fratello per il seminario Redemtoris
Domare di Lugano. Ciò smentisce ciò che affermava chiaramente dono Mario curato di S.
Nicola che vantava l'arcivescovo Plotti d'avoir una conoscenza chiara del
situazione intera.
Il Don Mario mi diceva "vieni con me dall'arcivescovo Plotti, ti accompagno anche, è informato di
tutto." E non c'era al contrario niente di vero.
Devo dire in ogni modo che l'arcivescovo Plotti
non abbiamo accordato neanche di attenzione: mai una telefonata o uno
contatto, al contrario... uno degli i miei cari amici, frequentatore abituale della parrocchia di S.
Nicola in qualità di cristiano della domenica mi ha raccontato che in occasione di una visita
di Plotti nella parrocchia, l'arcivescovo si è esibito
in un faticoso e degradante atteggiamento reverenziale nei confronti le comunità
néocatéchuménales presenti a S. Nicola. Devo in
dedurre che le offerte sono molto consistite.
L'organizzazione néocatéchuménale è una
organizzazione laica che si edifica su un structure di cui tutto si decide alla cima di cui il
sintesi e l'apogeo sono rappresentate dal trilogie Kiko, Carmen e dono
Mario Pezzi, ed un poco più basso le catechiste
nazionali e regionali ed i responsabile delle comunità. I preti ed i
vescovi croient contare, ma in realtà
non è così. Posso dare
una prova.
Ho letto sulla testimonianza di Augusto Faustini " La tela del ragno-maleficio
Psicologico nella strada néocatéchuménal" un nome
precisi, indicato come persona laica molto potente questo essere-a-dire quello di
l'avvocato Franco Voltagio, un supercatéchiste,,
così ho deciso di contattarlo. Parlai con la donna dell'avvocato che io
devi dire fu veramente carina con me
e mi offrì di illustrare a Kiko il problema di mio
fratello ne che gli chiede un spostamento di destinazione. Chiesi alla signora di
darmi anche i nomi dei responsabile di comunità di S. Nicola. Poco di
tempo dopo mi si insegnò all'epoca di una telefonata, di Roma che il responsabile
della comunità di S. Nicola era il Signore Alessandro Guidotti
e non il povero dono Mario che continuava ad attribuirsi il titolo di solo
responsabile a S. Nicola. Un giorno quattro gennaio 2003 le catechiste regionali
telefona alla casa di mia madre che chiede di parlare con Pierluigi che aspettando si trovava in vacanza al
casa ed essi gli comunicarono che al meno di qui giugno non partirebbe
per l'Australia. La giustificazione era un problema di utilità pratica vista
che aveva cominciato l'anno accademico a Lugano vicino all'università di
Teologia.
Potere dei supercatéchistes.
La seminario Redemtoris Madre di Lugano è
sotto la direzione del vescovo di Lugano, ma quanto di potere effettivo ha il vescovo nella decisione degli spostamenti tra uni
seminario e l'altro questo essere-a-dire tra una diocesi e gli altro e forse
tra un continente e gli altro?
Nessuno, gli spostamenti sono comunicati al vescovo che ne prende nota
semplicemente, inoltre perché sono decisi da un potere laico. I
celebri Offerte sono destinate al vescovo che lo rende felici e ha il
possibilità anche di gloriarsi delle numerose vocazioni che invadono suoi
seminari. Il fatto che nel seminario Redemtoris
Domare di Lugano c'è solamente un ragazzo di Lugano mentre tutti gli altri
vengono di altri stati e di altri continenti. Tutto è frutto di un tiro al
sorte che sfida la legge della frequenza e dello statistico. Tutto questo comporta
e ha per oggetto il distacco della famiglia,
elemento caratterizzando che implica un controllo più facile e dunque una
dipendenza psicologica della strada néocatéchuménal
alcuni adepti più forti.
Il nome completo del seminario è quello di seminario missionario diocesano
Redemtoris Madre di Lugano. Diocesano significo che egli
è messo formalmente sotto la direzione del vescovo della diocesi. Più complesso e
curiosi è l'aggettivo missionario. I futuri preti avranno il dovere
di essere itineranti e di spargere non il
cristianesimo ma il movimento néocatéchuménal di Kiko. Così potranno essere missionari a Milano ed a
Roma o dovunque altrove dove non è ancora presente il movimento néocatéchuménal. Risponderanno ai laici della strada e
poi ai dirigenti che potranno spostarli nel mondo dovunque secondo
le necessità.
Quale questo l'avvenire di mio fratello sarà??? Dovrà spargere la strada néocatéchuménal, questo essere-a-dire si circonderà di
catechiste, istraderà il kérigme in qualche
parrocchia, adescherà le persone ignoranti che saranno ingannate dalla sua presenza
credendo trovarsi davanti ad un prete "normale" ed essi entrerà nel
movimento. Non ci sarà posto per altri movimenti dentro a suo
parrocchia, non ai focolarini, ricostruttori, scout,,
rinnovo dell'esprit eccetera. Le persone che fanno parte della strada cominceranno,
a partire dal secondo passaggio, a versare la decima nella borsa nera delle immondizie,,
questa decima confluirà nelle casse della strada e sarà utilizzata per
sostenere la Redemtoris Madre che formerà i
nuovi preti compiuti per la strada, per le catechiste itineranti e
per il Domus Galileae.
Poi non oublions non delle offerte
versate ai preti ed ai vescovi che non sono convinti totalmente del
bontà della strada néocatéchuménal. Molte mamme
come la mia piangerà a cause del
produce male da mio fratello. Molte famiglie saranno distrutte ed essi il
malediranno.
Il 7 Dicembre 2002 si è celebrato vicino al parrocchia S. Giuseppe in
Monza (Milano) le matrimonio di mia cugina.
Mio fratello si trovava da circa 3 mesi nella seminario Redemtoris Madre di Lugano e mia madre aspettava con
impazienza questo giorno per vedere suo figlio. Sembrava certa di suo
partecipazione al matrimonio, Pierluigi avrebbe veramente
dovuto raggiungere Monza con un'automobile messa a sua disposizione per il Seminario
anche, lontano solamente pressappoco settanta km. Il giorno 5 Dicembre 2002 mio
fratello telefonò a mio padre che dice che il rettore della seminario Redemtoris Madre di Lugano, il Don Mario Trulio,
gli ordinava di non prendere simultaneamente parte al mariage; per telefono mio cugina Simona ci contattò scusandolo per la sua assenza, ed in
dicendo che il Rettore del Seminario gli aveva " conseillé" di non
partecipare alla celebrazione poiché sarebbe mandato alla casa per le feste
di Natale imminente.
Per mia madre fu un grande dolore: lei
ne soffrì immensamente. Decisi di contattare il Don Mario Trulio per chiedergli almeno spiegazioni dunque. Che è questo
che ci faceva a prendere parte ad un matrimonio per una giornata e di rendere
felice una mamma?
La conversazione tra io ed i rettori della Seminario Redemtoris Madre di Lugano fu molto dura.
Mi dice chiaramente che non era abituato a discutere le sue decisioni con
nessuno, poiché era sé, la guida dei suoi Seminaristi e
l'interprete della volontà di Dio. Provai ad insistere sulla partecipazione
di mio fratello al matrimonio, soprattutto a causa delle condizioni di salute di mia madre. Eh
bene le sue parole furono dure :
replicò che mia madre gli importava poco e poi che era
stancato di sentire i lamenti di tutte "queste madri." Già veramente
così". queste madri che non muoiono poi jamais: ci li vediamo quando e se lei
muore."
Ero gelata, scandalizzata, disgustata. Il rettore minacciò di "non
piacemmo farcelo se continuavamo con questo atteggiamento ostile e
polemica." Dice solamente... " io
so che ci sono seminaristi che non vanno alla casa durante gli anni
!" Al termine della conversazione "egli io
elimina passandomi al telefono un terzo nessuno che mi doveva
confermare la fretta di dono Mario e dirmi che il rettore non aveva più tempi a
perdere con me.
Ahimè non ho registrato la conversazione, apparterrà ai
altri di credere alle mie parole.
Ciò è la mia storia, la storia del mio famiglia molo in fretta e furia su
la carta, parce che non si può fare fi,
di niente. Penso che per mio fratello è molto difficile uscire con suoi
uniche forze di questa setta maledetta che si è insinuata al seno alla chiesa con
la compiacenza di molte persone potenti. Tuttavia la testimonianza di
la mia famiglia si unirà al numeroso ch.ur di quelli che hanno rialzato gli adesso
comportamenti ed i fatti inspiegabili tra gli amici, conoscenze, e
i loro esseri cari che partecipano al movimento néocatéchuménal
di Kiko.
Mi susseguo parecchie volte chieste siccome era possibile che questo
movimento si sia sparso in così poco tempi, è nato ci sono circa 30 anni in
Spagna, al senso orizzontale, stendendo il suo potere in molti stati, e
al senso verticale questo essere-a-dire andando a ricoprire, coi suoi uomini, dei,
posizione di grande potere. Il fatto è senza dubbio principalmente
attribuibile alla crisi della "parrocchia" e della Religione, ma non
solamente ciò.
Il movimento Néocatéchuménal si serve di
alcune particolarità che sono il proprio delle sette e che ho potuto anche
constatare giorno dopo giorno nel comportamento di mio fratello:
1 separazione col mondo circostante e la famiglia
Chi appartiene al movimento néocatéchuménal tende a rompere tutti i rapports preesistenti con non importo chi se non è del movimento ed egli concentra la sua propria affettività sui membri della comunità. Così mio fratello, durante gli anni è restato in un stato di imbarazzo totale e di indifferenza nei confronti gli avvenimenti e dei problemi familiari.
2 Exclusivisme
Solamente gli adepti della strada néocatéchuménal sono nella verità e scapperanno,
solamente i néocatéchumènes sono di veri
"cristiani." Colpevole è quello che non aderisce al movimento, ma
soprattutto che l'abbandono. I néocatéchumènes sono
guidati direttamente da Dieu (Kiko). Mio fratello, come tutti i néocatéchumènes,
si lasciava andare spesso alle parole di derisione contro i Cristiani della domenica,
contro gli altri movimenti come gli Scout o l'azione Cattolica. Questo è
l'atteggiamento proprio di quello che si considera "appena.Astutamente
non sono così stupidi al punto di fare delle dichiarazioni di questo tipo in
pubblico. Ma che ha coabitato con essi durante 11 anni riesce a percepire questi
sfumature.
3 volontarismo
Chi aderisce al movimento lo fa per una scelta una volontaria o in risposta au Kérigme. L'entrata assume il valore di una conversione vero e l'adepto si identifie totalmente col movimento. Mio fratello chiamava "fratello o s.ur" gli altri membri della strada, per esempio s.ur di comunità, ma Anna o io non ci ha chiamati mai "s.ur." Solamente dentro alla comunità si realizza la famiglia.
4 ubbidienza al capo
I néocatéchumènes
mantengono il rispetto più assoluto e l'ubbidienza il plus absolue
agli ordini delle catechiste, dei capi di comunità e di Kiko,
posizionata alla cima dell'organizzazione complessa. Il capo della chiesa è il
Papa, il capo del movimento néocatéchuménal è Kiko "durante tutta la sua vita naturale", Arte. 34 del
Statuto della strada néocatéchuménal." Ecco dunque che
realizzati la chiesa nella chiesa di cui parlava nella sua lettera aperta a
l'arcidiocesi di Catania l'arcivescovo Luigi Bommarito.