Teologo di Famiglia Cristiana
Mi permetto, caro Direttore, di esprimervi alcune impressioni che avete suscitato in me quando ho letto il vostro articolo in Famiglia Cristiano n. 42/2002 pag 162., in quale rispondevate ad un lettore di Brescia che aveva chiesto "Perché la Strada néocatéchuménal" è stato approvato se molti vescovi in Italia, ivi compreso il mio, si sono espressi in modo molto critico al suo riguardo?".
1, nel vostro articolo ricordate che i Vescovi che hanno opposto allo Strada Néocatéchuménal in Italia sono numerosi; e voi citate un elenco che conoscevamo già, ma che non comprende certamente tutti i Vescovi che non hanno accettato nella loro diocesi lo Strada Néocatéchuménal, stesso in non pubblicando a questo riguardo nessuno documento. Tuttavia nella risposta voi non in dato nessuno segno, ed io credo che ciò sarebbe stato opportuno, per le migliaia di curati che hanno rifiutato nelle loro parrocchie la Strada in Italia. Perciò per dare solamente un solo esempio: a Roma, malgrado le pressioni enormi in favore dello Strada Néocatéchuménal, solamente ottanta parrocchie su un totale di 350, questo essere-a-dire appena un quarto, l'ha accettato.
L'opposizione di questi Vescovi che fa riferimento a quella di molti curati menzionati di cui non parlate sarebbe potuta essere una motivazione. Ma nessuno ha chiesto loro la ragione, per verificare se questa opposizione era motivata o no. Voi, caro Direttore, nella Vostra risposta affermate che l'opposizione dei Vescovi era fondata sulla loro conoscenza del testo dei "Orientamenti alle squadre di catechiste per la fase di conversione" e su di altre riproduzioni al ciclostile che raccoglievano i catéchèses di Kiko e di Carmen, testi che circolavano durante questo periodo e che erano utilizzati nei catéchèses dello Strada Néocatéchuménal.
Di questi testi, specialmente quelli degli Orientamenti, scrivete "dire che non hanno suscitato di perplessità, è un eufemismo." Con queste parole riconoscete che esisteva più di qualche motivazione... Ma adesso, continuando, è arrivato un fatto proprio singolare ed inaudito: Kiko che presenta all'autorità della chiesa i testi dei suoi catéchèses, non ha presentato quegli in circolazione nelle sue comunità ma di altri testi, modificati e corretti, " on non sa come ed in che senso ", perché in non essendo pubblicato ancora, non si può verificare come ed in che senso questi cambiamenti sono arrivati. Segue che, secondo il Vostro giudizio, "i primi testi degli Orientamenti non corrispondono al pensiero di Kiko e di Carmen che occorre, al contrario, ricercare solamente nei testi presentati all'autorità della chiesa.
In altre parole, affermate, che il testo dei "Orientamenti" utilizzati da più di trent' anni per i Comunità Néocatéchuménales come testo di Kiko e poi come testo ufficiale della Strada, non è più il vero pensiero di Kiko e di Carmen!!!
L'affermazione è spaventosa ed esige una risposta, siccome provoca anche di altre domande.
Come è possibile che per più di 30 anni, delle centinaia di vescovi e delle migliaia di preti non abbiano avuto le "perplessità" alle quali fate menzione, nei confronti i catéchèses che utilizzavano e conoscevano allora? Se non li conoscevano, non potevano avere certamente queste perplessità. Ma se utilizzavano questi catéchèses e li conoscevano perché non hanno avuto l'inferiore perplessità accogliendo, incoraggiando, e spargendo dei testi che causano molti dubbi e di molte "perplessità?"
Come è possibile che i Pastori del popolo di Dio, come i Vescovi ed i loro collaboratori sono nel ministero pastorale, come i preti sono, durante tanti anni non abbiano mosso un dito per correggere certi errori? Come è capitato che quelli che, per diritto divino ed ecclesiastico, dovevano essere i giudici in una materia che toccava la fede e la morale, non abbiano esaminato tutta la documentazione necessaria per conoscere il problema su che dovevano pronunciare una sentenza, cfr C.J.C Cannone. 1608?
Ad un Vescovo che difendeva alla spada i Néocatéchumènes, il sottoscritto, un giorno, gli ha chiesto pubblicamente se aveva letto già "un testo" dei catéchèses di Kiko. Alla sua risposta negativa mi permisi di dirgli, con un'estrema chiarezza, che non poteva, restando in questa situazione, pronunciare qualche giudizio sullo Strada Néocatéchuménal, che sia negativo o positivo, ma doveva restare silenzioso perché un giudice non può emettere di giudizio senza conoscere la materia di disputare; "ex actis e probatis", siccome lo dice il Codice di Diritto Cannone.
In seguito al mio intervento il vescovo, in questa circostanza, non ha preso più la parola. La storia di questo Vescovo è la storia di molto altri perciò, certamente di 99 per cento a cui si è impedito di instaurare un paragone o una discussione sullo Strada Néocatéchuménal, anche se le sedi su che sono state fatte una tale domanda, erano proprio quelli di pastori della chiesa che avevano il diritto-dovere sia di avanzare una tale domanda, o specialmente di avere una risposta proporzionata. Difesa analoga è stata fatta agli Editore cattolici a cui la premono e la diffusione di testi contrari allo Strada Néocatéchuménal è stata vietata. Ed egli sembra che questa difesa sia stata confermata recentemente.
Perché?
Ciò che è arrivato con la presentazione da parte di Kiko dei testi dei suoi catéchèses di cui fate allusione, l'avevamo previsto da molto. L'avevamo indovinato constatando la difesa assoluta che aveva le catechiste di fare conoscere i testi della Strada che contenevano le parole si ispirate al loro fondatore. Ma se sono ispirate, perché impedire ne la diffusione? O più meglio, proprio perché lo sono, avrebbero meritato una diffusione più ampia tra il popolo di Dio. Al contrario non era permesso del modo più assoluto, che questi catéchèses fossero registrati, stenografate, documentate. Abbiamo compreso che il vero motivo era quello di non volere lasciare nessuno documento che potesse mostrare in modo non equivoco ciò che Kiko diceva nei suoi catéchèses, in modo da potere sempre modificarli o negarli secondo il bisogno. E questa difesa era severo ed assoluta. Anche se i testi che contenevano i catéchèses di Kiko raccolti dai dirigenti della Strada e ciclostilati dal "Centro Néocatéchuménal "Servitore di Jahvè" del Piazza San Salvadore in Campo 00186 Roma - Tale 6541589"; non potevano essere dati a nessuno, non più ai Vescovi o ai preti che entravano nella Strada o servivano di presbytres, non più dopo avere dimostrato essere diventato abbondantemente néocatéchumène autentico. Se, malgrado queste difese, in somme venuti in possesso, questo è dovuto al fatto che sono alcuni preti della Strada che ce li hanno dati. Potremmo dare dei nomi; ma ci sembra giusto di rispettare il segreto, affinché non diventano degli argomenti di odio da parte dei Comunità néocatéchuménales che hanno contribuito a fondare in alcune parrocchie.
In conferma di tutto ciò che è stato detto, mi ricordo che lo stesso Card. Ugo Poletti, Vicario della Sua Santità per la Diocesi di Roma e Presidente della Commissione Episcopale italiana (C.E.I), in un incontro col sottoscritto agli inizi del 1990, non confessò mai avere visto né letto solamente un testo di Kiko e di Carmen; per questa ragione mi permise di dargli una copia dei "Orientamenti."
Quando poi il sottoscritto, col P., Zoffoli cominciarono a pubblicare delle frasi dedotte dei catéchèses di Kiko, si rivelò al nostro riguardo un'opposizione feroce da parte dei néocatéchumènes che c'accusarono in principio di falso, perché citavamo. secondo essi. dei testi inesistenti, continuando poi a parlare "di estrapolazioni" arbitrarie degli stessi testi, per arrivare ne finalmente a definirci incapace di comprendere i testi di Kiko, perché la loro comprensione era riservata a quelli che aveva fatto interamente la Strada. Allo stesso tempo, le nostre opposizioni a Kiko erano classificate come "ladri, contraffattori, faraoni, demoni incarnati, persone ossesse di Satana" eccetera.......
Ma persona degli oppositori di questa epoca dice solamente questi testi non riportavano il pensiero di Kiko. La stessa cosa fu ripetuta nell'incontro tra il sottoscritto ed i P. Enrico Zoffoli, col Vizio Rettore della Seminario Redemptoris Madre, Mons. Claudiano Strazzari e M. Giampiero Donini, nel giugno 1992. Dicendo ai due dirigenti dello Strada Néocatéchuménal che avremmo pubblicato i testi di Kiko, risposero che avrebbero accordato mai la possibilità di pubblicarli, perché non si tocca ai testi di Kiko." La risposta non sarebbe stata quella se si non fosse creduto che i testi che volevano pubblicare e che circolavano allora nei Comunità néocatéchuménales erano portatori autentici del pensiero di Kiko. "Non si tocca a questi testi"!.Questi testi", questo essere-a-dire quelli di questa epoca e non quelli di oggi, perché quelli contenevano il pensiero di Kiko che non si poteva toccare non solo, ma non fare conoscere! In questo incontro abbiamo sperimentato direttamente la preoccupazione e la cura dei néocatéchumènes per nascondere i testi di Kiko, come anche l'impegno di impedire che possa essere documentato ciò che era detto sulla Strada. Difatti, per questo incontro, avevamo preparato alcuni piccoli registratori per dare a ciascuno dei partecipanti la documentazione di tutto ciò che sarebbe dichiarato delle due parti. Ma né Mons. Strazzari, né M. Donini hanno voluto solamente la registrazione sia effettuato, diversamente l'incontro chiesto dai mesi non avrebbe luogo.
A questo punto ci sembra legittimo di chiedersi perché il Consiglio Pontificale per i Laici o gli altri organi interessati alla revisione dei testi kikiens non si sono preoccupati di chiedere questi testi in modo diretto agli interessati, ma piuttosto alle numerose comunità sparse nel mondo che li possedeva e li utilizzavano. Ciò che è arrivato sarebbe stato impedito, questo essere-a-dire: il cambiamento di questi testi originali, alterando questi che, in linguaggio giuridico, sono detti le prove testimoniali.
Perciò perché il giudizio chiesto agli organi competenti della chiesa avrebbe avuto non solo un valore per l'avvenire della Strada, ma avrebbe dovuto toccare anche tutto ciò che era arrivato fino a questo momento.
Kiko che presenta, alla sede competente, i suoi testi, in parte riveduti e corretti, è riuscito a superare una grossa difficoltà raggiungendo inoltre un obiettivo doppio :
Non solo i dilettanti del diritto, ma anche le persone del semplice buonsenso credono ingiuste e confutino un giudizio in che il giudice si pronuncia senza avere diligentemente ed esaminato esaurientemente il testi oggetto del suo giudizio. Ma questa procedura sembra non essere stato seguita. È più che legittimo di chiedersi la ragione. Ma la risposta si trova forse nel versi Dante, Divina Commedia,; Inferno, canto III, verso 94,: "Ciò che si vuole, non chiedere ne non più."
2, in ciò che riguarda l'idea di parrocchia, composta, secondo Kiko "di comunità differenti, 10, 20 o più, ciascuna col suo proprio celebrazione eucharistique il sabato sera, e che confluiscono raramente in una celebrazione comunitaria della domenica"; "idea che Kiko realizza trasformando anche l'architettura delle Chiese che come a Madrid, diventano un grande edificio con una sala comune per le riunioni e con ne più una decina delle piccole sale per la celebrazione delle eucarestie da parte di ogni comunità", (di cui fate menzione con le parole subito riportate, mi permetto di esprimere la mia disapprovazione assoluta per questa pianificazione e, realizzata ugualmente di un modo o di un'altro per Kiko.
Trattando di una materia non essendo legato da una definizione dogmatica, ma di una struttura generata durante i secoli, per soddisfare i bisogni dei fedeli e per aiutarli a raggiungere questa pienezza di vita Cristiana alla quale il Cristo Jésus chiama tutti i suoi discepoli, è certamente libero di proporre nuove forme, più corrispondenti alle necessità dei nostri tempi.
Credo, tuttavia che Kiko non sia la persona più atta a questa fine. Non essendo prete e non avendo vissuto l'esperienza di un vero curato, non sa forse che ci sono molti organismi attraverso che la Parrocchia realizza il dovere che gli è stato confidato in ogni parrocchia, e che il Codice di Diritto cannone riassume nei cannoni 528, 529 e 530.
L'elenco di questi organismi è molto lungo e varia: basta ricordare l'azione Cattolica con le sue numerose ramificazioni; gli Scout Cattolici; le Conferenze di S. Vincent di Paul; l'Unitalsi, Unione Nazionale italiana del trasporto dei Malati,; l'apostolato della Preghiera; i terzo Ordini; le associazioni che si interessano al culto eucharistiques, del devozione mariale, dell'assistenza ai bambini,; delle catechiste; dell'oratorio parrocchiale; queste del volontariato; eccetera, ecc.
Questi gruppi che riuniscono delle persone di ogni categoria, se c'è successione, diventano un mezzo più valido per rendere un centro che irradia di una fede cristiana autentica la Parrocchia. Ma per Kiko tutte queste organizzazioni non devono esistere più perché avrà non ci solamente che i comunità néocatécuménales per lavorare al re - cristianizzazione della Parrocchia. Ed i néocatéchumènes sono convinti talmente che deve essere così che se un Curato non i secondo passi nelle loro intenzioni, né non dedicarti completamente ad essi, trascurando tutte le altre organizzazioni, lo lasciano dalla sera fino al mattina, senza qualche preavviso, per andare in un'altra parrocchia dove trovano un Curato che, senza nessuna opposizione, adattati alle loro domande.
Col metodo dei Comunità néocatéchuménales non credo che si possa creare un tipo di parrocchia più corrispondente alle necessità dei cristiani del nostro tempo. Si constata che nelle parrocchie dominate dai néocatéchumènes, molti fedeli si allontanano disgustati dal loro comportamento.
Faccio notare, inoltre, che lo Statuto non può stabilire di regole contrarie a ciò che i Vescovi hanno emesso a proposito della celebrazione dell'Eucarestia che permette la celebrazione per ogni comunità il sabato sera secondo il pratica Néocatéchumenale. Le regole emesse dai Vescovi restano valides dunque: "per il sabato sera è permesso una sola celebrazione per tutte le Comunità néocatéchuménales esistenti in parrocchia, Vescovo di Foligno, di Vicenza,; o una sola messa per parrocchia limitata ai primi due anni della Strada (Vescovo di Trieste), o quella di una messa di festa solamente per le giovani comunità fino al la tappa del Redditio Symboli (Vescovo di Foggia).
Questo stesso statuto dei N.C dice: "In considerazione anche "di esigenze formatives e pastorali specifici, tenendo conto del bene di ciascuni o dei gruppi, e specialmente dei frutti che possono derivare per l'intera comunità cristiana", il piccolo comunità néocatéchuménale, con l'autorizzazione del vescovo diocesano, celebre l'eucarestia della domenica, aperta anche ad altri fedeli, dopo i primi vespri." (Arte. 13, per. 3.
Dipenderà dunque, d'ora in poi, della volontà esplicita dei Vescovi la possibilità di celebrare la messa di vigilia per i comunità néocatéchuménales. Lo Statuto, stesso nel credente una pratica della Strada, ricorda che senza l'autorizzazione esplicita del vescovo, le Comunità non ne possono servire si come uno del loro diritto. Diciamo chiaramente che ci non dispiace affatto così Kiko, in alcuni punti dei suoi catéchèses, ha corretto gli insegnamenti dato in passato. Al fondo, la nostra opposizione aveva per scopo l'eliminazione di questi errori. Ma il rispetto della verità come anche quello delle persone a che durante gli anni delle nozioni e delle affermazioni che non corrispondono all'insegnamento della chiesa sono state trasmesse, esigi che quello che si è sbagliato riconosca non solo il suo errore, ma che ripara, tanto di quanto egli possa, le conseguenze provocate dai suoi insegnamenti.
Kiko non ha rinnegato mai non più che egli non ha qualche intenzione da farlo i suoi catéchèses. "Non si tocca ai testi di Kiko"!. È la legge dei Néocatéchumènes. Dopo tutto ciò che ha di stato detto prima prima ciò resto difficile a comprendere :
Lo Statuto della Strada néocatéchuménal che ha appena stato approvato non può cancellare questi diritti generati dei Vescovi. Né lo vuole, perché lo Statuto definisce la natura della Strada néocatéchuménal utilizzando le stesse parole del S. Padre contenuti nella lettera del 30 agosto 1990, e che non possono essere divisi di questo contenuto nella nota ufficiale per un elemento giuridico elementare, addizione al testo pubblicato negli A.A.S di 3-I2 - 1990, pag. 1513, e che costituisco l'interpretazione autentica del pensiero del Santo Padre. Queste parole, anche se non è riportato nello Statuto, ne fanno parte integrante perché sono l'espressione della volontà autentica del Papa; non si può citare le prime espressioni senza tenere anche conto delle successivo per questa ragione.
E le parole del Papa sono così: "Lo spirito del santo Padre, riconoscendo lo Strada Néocatéchuménal come itinerario valido di formazione cattolica, non è di dare di indicazioni costrittive agli Ordinarie del luogo, ma solamente di incoraggiarli a considerare con attenzione i Comunità Néocatéchuménales, lasciando tuttavia al giudizio dei questi stessi Ordinari di agire secondo le esigenze pastorali di ogni diocesi".
Non esiste nessuno obbligo, da parte dei Vescovi, stesso dopo l'approvazione dello Statuto, di ricorrere al Consiglio Pontificale Consiglio per i Laici per sottomettergli le loro riserve eventuali, dunque. Lo Statuto non impone questo obbligo, né non potrebbe imporrlo, perché sarebbe una disposizione contraria al diritto divino dei Vescovi di governare le Chiese che sono confidate loro.
Così qualche Vescovo, in seguito all'approvazione dello Statuto néocatéchuménal si sentisse legato nel suo potere esclusivo di accettare o di rifiutare, nella diocesi che gli è confidata, la Strada néocatéchuménal, questo non dipenderebbe di motivi giuridici, ma di altri motivo, privati di valore autentico.
Voi, caro direttore di Famiglia Cristiana, sembrate dimenticare questi diritti dei Vescovi, per accettare altri valori quando scrivete che il Consiglio Pontificale per i Laici " ne può tenere non non conto delle 16 mille comunità néocatéchuménales sparpagliati nel mondo, né dei più di 700 preti formati nei seminari diocesana Redemptoris Madre, e dei più di 4 mille vocazioni religiose." Se questi dati che riportate erano i solo motivo giustificato l'approvazione dello Statuto dei Néocatéchumènes, ci troveremmo davanti alla soluzione di un problema che prima di essere pastorale, sarebbe dogmatico e morale.
Problema che non può essere risolto tenendo conto del numero di persone che accettano certi principi, senza tenere conto del vero valore di queste.
d, non riusciamo a comprendere come si può arrivare ad accordare ad un semplice movimento di fedeli che non hanno, né non vogliono considerarsi legati da una struttura giuridica che è negata in parola, ma che esisto di fatto, il diritto esclusivo di utilizzare una pratica pastorale vielle come la chiesa, varia nelle forme durante i secoli, disponendo finché vorranno utilizzarlo la stessa esperienza pastorale, non possano farlo se non seguono "le linee proposte dagli iniziatori della Strada néocatéchuménal che raccolgono la tradizione orale ed il pratica trentenaire della Strada; questo Directoire è costituito dai testi dei volumi: Strada Néocatéchuménal. Orientamenti alle squadre di catechiste", Statuto: arte. 2,2.
La chiesa, durante la sua storia non ha vietato mai i metodi ascetici o pastorali, introdotti da molti santi fondatori di ordini o di istituti (vedere per ex). : gli esercizi spirituali di S. Ignazio; le caratteristiche degli ordini medicanti o caritatifs, i metodi educative degli altri, ecc.) che furono adottate anche da altri Istituti, Ordini o Congregazioni religiose, con le modifiche trattenute necessarie. Proprio perché è la sua dottrina a proposito dei Carismi (cfr). C.C.C 799 e ss. Ma in ciò che guarda lo Strada Néocatéchuménal si ha l'impressione che il metodo che propongono non è considerato come un Carisma, C.C.C n. 798, ma un "brevetto." Adesso i "brevetti" che tutte le legislazioni accordano ad alcuni creano dei diritti e dei privilegi esclusivi siccome un giusti ricompenso delle ricerche e delle stanchezze affrontate dai loro inventori. Nel caso dei néocatéchumènes l'exclusivisme di cui all'arte. 2 dello Statuto, fatto alzarsi il dubbio che ciò sia fondato su delle motivazioni che superano l'ordine pastorale.
È inoltre difficile di comprendere come un Statuto è stato approvato senza che prima di o sia stato approvato allo stesso tempo, il testo o i testi che ne fondi la dottrina e la pratica! Ci troviamo davanti ad un giudizio che persona della corte suprema di un stato fondato sul diritto avrebbe emesso. Mentre affermate che nell'approvazione dello Statuto N.C si non può tenere non conto di certe realtà positive ottenute dalla Strada, non si riesce a comprendere come non hanno tenuto contate delle numerose realtà negative: come quella delle famiglie divise dall'applicazione letterale di certi principi della Strada; di numerose persone a cui state imposte di abbandonare mestiere, studi, lavori, beni... per essere discepoli autentici del vangelo; quanto sono stati ingannati da una predicazione presentata come autentico, confermata dalla chiesa, e che cercano inutilmente in lei una risposta alle loro difficoltà ed ai loro drammi, perché, si fanno rispondere che non si tocca ai Néocatéchumènes e che non sono liberi di andare ne si di questa Chiesa.
Ma, fortunatamente, mentre i lamenti e le rimostranze di parecchi languiscono inascoltate negli archivi di molti Uffici ecclesiastici, di altri, constatando l'impossibilità di essere ascoltati di quelli che lo deve, si sono rifugiati in Quello che ha detto: " Venez a me, voi che siete angosciati ed oppressi, ed io vi consolerò (Mt 11,28). C'arriveremo forse così a realizzare le future parrocchie immaginate da Kiko: gruppi di persone che si riuniscono in qualche sala, ascoltando essi..... prete?
A questo punto non vogliamo concludere affermando che nella Strada néocatéchuménal Tutto a è condannare. Una cosa è sicura: che tutto non è ad approvare!
La nostra preoccupazione è che, mentre si chiede perdono per i numerosi fatti negativi del passato, non imputabili alla dottrina della chiesa, anche se sono stati commessi da alcuni cristiani ed uomini di chiesa, non ci sia la stessa preoccupazione per correggere certi errori oggigiorno, che la chiesa in modo indiretta, col silenzio, o diretto, con l'approvazione, sembra approvare anche se è "ad experimentum." Ci fermiamo qui, senza esigere che Voi, caro Direttore davate una risposta alla nostra difficoltà o ai nostri punti oscuri. Al contrario. che ciò non vi dispiaccia se ve lo diciamo - siamo certi che non ci risponderete!
Quelli che ha chiuso la bocca a molti Pastori che avrebbero dovuto e potuto parlare ve lo vieteranno, essi che in conseguenza sono diventati i cani muti di cui parlano il profeta Isaïe, le sentinelle che non gridano o i custodi che non custodiscono il deposito che è confidato loro. Per ciò molto stanno perdendo la fede nella chiesa e nei suoi Pastori.
Non vogliamo che ciò arrivi. Per questa ragione lavoriamo e preghiamo affinché lo spirito il Santo inonda di nuovo la sua Chiesa di luce e di amore, affinché realizzati la notizia Pentecoste augurata da Vaticano II.
Coi v.ux più cordiali,
Il Don Gino Conti